……….e ri-Firenze: Sergio Scatizzi

a cura di David Bernacchioni

C’è tempo fino al prossimo 20 novembre 2009 per visitare, nella Sala del Fiorino della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti a Firenze, la suggestiva mostra dedicata all’opera recente del maestro Sergio Scatizzi (Gragnano – Lucca, 1918), che presenta per l’occasione lavori realizzati tra il 2000 e il 2009.

Una scelta di sessantuno opere, provenienti dallo studio dell’artista, emblematiche della sua recentissima produzione, in cui ha dipinto con foga visioni su visioni, brani di natura attraversati ed aggrediti quasi dall’irruenza del segno e del colore che diviene sempre più spesso elemento dominante dialogando con netta prepotenza con le scansioni lineari, in cui quasi per magia si ripartisce l’immagine.

Le opere più recenti

Nelle opere più recenti, come aveva già osservato lo studioso Raffaele Monti, si assiste ad uno spostamento verso l’alto dell’orizzonte, dello spartiacque tra terra e cielo, con il risultato che il testo in primo piano sembra quasi ribaltarsi verso chi guarda, ottenendo così un intenso coinvolgimento emotivo che riesce a farti scorgere i messaggi più riposti.

I temi cari a Scatizzi

I temi rappresentati sono consueti per l’artista: pagine di natura dalla campagna toscana e dai dintorni di Firenze, fiori di tutte le specie, e soprattutto la rosa, prediletta dal pittore ed alcune immagini di natura morta astratta dove il profilo netto dei contorni conferisce geometricità e volumetria alla scansione grazie anche allo spessore ed alla diversità del colore.

 

L’arte di Scatizzi è continuamente collegata alla riflessione di ogni uomo sulla natura delle cose, mai illustrazione di facili malinconie, ma immagine profonda, scavata nell’abisso di un cuore grande ed avido di risposte, per poter continuare la sua indagine di ciò che vive e respira intorno a noi.
Artista sensibile e colto risulta antico nella sua modernità.

In mostra anche alcune opere del ‘600 appartenenti allo stesso Scatizzi

La mostra si conclude con l’esposizione di alcuni quadri del Seicento fiorentino facenti parte della collezione privata del pittore: le opere che sono state scelte, in questa occasione, vogliono suggerire e spiegare, il percorso e l’evoluzione, in chiave ermetica ed informale, della pittura di Scatizzi, che ha i suoi agganci nella tradizione della Firenze barocca, raffinata e ancor poco nota, a livello del grande pubblico.

 

Le anologie

Il collegamento con la pittura barocca e del Seicento fiorentino e l’evidente analogia con la quale si declina in modo radicale la pittura di Scatizzi non può non ricordare, per l’essenzialità volutamente scarna, anche le prime intense sperimentazioni della poesia ermetica.

Se pur in contesti apparentemente lontani, e di cui occorre cercare a fondo ogni sintonia, la malinconia innocente e sensuale delle immagini seicentesche, trova lo stesso segno radicale che appare improvviso e inconsapevole nelle rapide strofe degli ermetici e nei balenanti tagli diagonali dei terreni dipinti da Scatizzi. La sua pittura si declina in gesti: le mani toccano i colori e poi, con i polpastrelli poggiati sul supporto, lasciano insieme all’impronta, forme che si costruiscono colla doppia funzione tattile e dello sguardo in visioni uniche.

Leggi il testo di Cristina Acidini, Soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze

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……….e ri-Firenze: Sergio Scatizziultima modifica: 2009-10-24T19:43:38+02:00da minobezzi1
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