Pisa: 2000 contro Microsoft

Computer e software mai piú binomio inscindibile se la class action che Aduc (Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori), si appresta ad avanzare andrà a buon fine.
Se infatti dopo l’acquisto di un pc è sempre possibile disinstallare il sistema operativo Windows (OEM), che troviamo presente in quasi tutte le macchine che acquistiamo, ottenere il rimborso del costo della licenza non è cosí semplice.

Per questo motivo l’ADUC, dopo le segnalazioni giunte da utenti che denunciano l’impossibilità di ottenere questo rimborso, si è fatta promotrice di un’azione giudiziaria collettiva la cui richiesta verrà depositata in Tribunale la prossima settimana.
“Fino ad oggi abbiamo raccolto circa duemila adesioni, una cinquantina delle quali proviene da cittadini di Pisa – spiega Vincenzo Donvito, presidente dell’Aduc – Adesioni di principio che dovranno essere formalizzate dopo che il Tribunale avrà confermato la conformità della nostra azione alla legge”.

Sono una decina le cause individuali conclusesi con successo, a partire da quella pilota del 2005 discussa davanti al giudice di pace di Firenze che, insieme ad analoghe iniziative avviate anche in altri paesi europei, hanno spinto alcuni dei produttori che forniscono il sistema operativo di Microsoft preinstallato a prevedere un rimborso che peró si attua con procedure e costi che alla fine dei conti si dimostrano svantaggiosi per il consumatore.

“I produttori – ci ha spiegato Donvito – prevedono che il computer venga rispedito alla casa madre con costi a carico del cliente. Dopo di che provvedono alla disinstallazione del software e a rispedire al proprietario la macchina, con un rimborso monetario che si aggira fra le 30 e le 40 euro. Una cifra piuttosto inferiore rispetto a quella della licenza, il cui valore è di 150-200 euro”.

Alla luce di queste difficoltà e dell’importanza della questione in ambito di libertà di mercato l’associazione non si è fatta sfuggire la possibilità di usufruire di una normativa che in Italia è entrata in vigore dal 1 gennaio del 2010, sebbene con un’efficacia inferiore rispetto a quella che assume in altri paesi e con difficoltà pratiche di attivazione tutte italiane: nessun tribunale infatti è al momento attrezzato a raccogliere le richieste di class action dato che la legge prevede l’istituzione di apposite sezioni per ora inesistentie. Se poi al termine della causa collettiva la sentenza riconosce l’illecito ad essere imposta sarà solo la restituzione del dovuto, non del danno: per ottenere quet’ultimo risarcimento i cittadini dovranno procedere con richieste presentate singolarmente.

Ma come funziona la procedura per l’apertura di una class action?

A spiegarcelo è lo stesso Vincenzo Donvito: “Dopo aver depositato la richiesta presso il tribunale, le sezioni speciali collegiali previste dalla legge per questo tipo di causa si devono pronunciare sulla conformità della richiesta alla normativa vigente. Nel caso questa venga respinta il richiedente dovrà pagare una sorta di ammenda, non prevista nel caso di cause individuali, che vada a risarcire il tempo e le risorse “sprecate” in questa fase di valutazione. Se l’azione giudiziaria collettiva viene giudicata conferme il collegio giudicante stabilisce i termini di pubblicizzazione della causa e i modi e i tempi per aderire”.

Sarà, quindi, solo al termine di questa procedura che i consumatori interessati a far valere il proprio diritto ad un rimborso potranno dare un’adesione formale a quella che si prefigura essere una delle prime class action italiane.

Nel frattempo tutti coloro che sono interessati possono dare una prima adesione attraverso un modulo online, che non comportando nessun impegno, servirà all’Aduc per valutare l’interesse degli utenti e decidere come procedere.

“La class action che prepariamo – ricordano dalla Aduc – come stabilisce la legge, è rivolta esclusivamente ad acquirenti privati (ovvero che non abbiano fatto l’acquisto tramite partita Iva) di computer con sistemi operativi preinstallati e che non abbiano accettato la licenza d’uso del software né l’abbiano mai utilizzato”.

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Pisa: 2000 contro Microsoftultima modifica: 2010-01-07T16:42:47+01:00da minobezzi1
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