……..e ri-Livorno: Calderòn di Pasolini

Ars Nova porta in scena, per la prima volta a Livorno) il dramma “Calderon”di Pier Paolo Pasolini (foto Wikipedia): appuntamento al Fuoricentro (lo spazio giovani del Comune in via Grotta delle Fate 19) venerdì 5 febbraio e sabato 6 febbraio alle 21 e domenica 7 febbraio alle 17. Calderon è l’unico dramma teatrale pubblicato in vita da Pasolini, ed è una parabola sull’impossibilità di evadere dalla propria condizione sociale.

Il cast è composto da Annalisa Arcai, Alessandro Baldi, Elisa Baracchini, Marco Bruciati, Elena Costa, Stefano Frosoni, Anna Lisa Matarazzo. Costumi di Desirée Costanzo e Stefano Trematerra, video Marco Bruciati , suoni Giorgio De Santis, luci Alessandro Ferri, regia Jonathan Freschi ed Emanuele Gamba.

Ingresso 5 EUR, info 3397174027.

Pasolini scrive Calderòn nell’anno 1967 ed è lui stesso a recensirlo in occasione della prima rappresentazione, avvenuta al Teatro Metastasio di Prato nel 1978 per la regia di Luca Ronconi.

Pasolini si richiama al grande tragediografo spagnolo del “Siglo de Oro” Pedro Calderón de la Barca (1600-1681) e alla Vida es sueño, considerato il suo capolavoro: come in Calderón i personaggi si chiamano Basilio, Sigismondo, Rosaura, ma la trama è diversa.

Il dramma è ambientato in Spagna, ma nella Spagna franchista del 1967, e si sviluppa, rispetto alla trama, in tre sogni successivi, in tre ambienti: aristocratico, proletario, medioborghese.

Calderòn è soprattutto una parabola sull’impossibilità di evadere dalla propria condizione sociale, una condizione che imprigiona l’uomo in una serie di convenzioni che ne condizionano l’agire ed il pensiero.
La soluzione che adotta Rosaura per cercare un’ ipotetica libertà è appunto il sogno, nel quale si rifugia e tramite il quale adotta tre diverse identità: prima la figlia di estrazione aristocratica, poi la prostituta ed infine la moglie borghese piena di frustrazioni.

Il tema della diversità è dunque ricorrente in tutti i sogni, alla luce di un amore diverso e quindi immorale: la passione per il padre, per il proprio figlio o nella proiezione di un figlio (nell’ultimo sogno lo studente Enrique).
In tutti e tre i suoi risvegli, Rosaura si trova in una dimensione occupata interamente dal senso del Potere.

Il Potere in Calderón si chiama Basilio ed ha connotati cangianti e mutevoli: è padre e re nel primo quadro, pappone filosofo nel secondo, marito piccolo borghese nell’ultimo. Prima dell’epilogo. Rosaura, attraverso il sogno, tenta di infrangere e sottrarsi al clima soffocante in cui vive; ma la sua diversità, il suo essere donna, madre, figlia, e il suo puerile tentativo di fuga non porterà a nulla, perché il potere la spingerà “a obbedire senza essere obbediente”.
“Solo le persone sane e senza dolore possono vivere rivolte verso il futuro! Le altre – malate e piene di dolore – sono lì, a mezza strada, senza certezze, senza convinzioni e magari tuttora, almeno in parte, vittime del conformismo e dei dogmi di una storia ancora più vecchia, contro cui hanno tanto combattuto: e, se poi partecipano alle nuove lotte, lo fanno senza fiducia, senza ottimismo, e con le bandiere che penzolano come stracci. Così, almeno, in questa nottata del 1967″.

davidone67

……..e ri-Livorno: Calderòn di Pasoliniultima modifica: 2010-02-06T16:29:27+01:00da minobezzi1
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