Carrara: Dopo quello afgano, c’è il marmo palestinese


Italia-Palestina: dal marmo al turismo cresce l’interscambio

L’iniziativa che si è svolta ieri a Milano è una ulteriore conferma di come l’industria lapidea, industria di base, costituisca uno dei volani di crescita dei Paesi in via di sviluppo. Si tratta di coglierne le opportunità.

ll 10 per cento della forza lavoro della Palestina è impiegato nell’edilizia. Anche per questo la lavorazione del marmo, pietre etc. continua a registrare una buona espansione grazie al boom edilizio in atto dal 1972 in Giordania ed alla continua e crescente richiesta israeliana (il settore contribuisce per il 4% del PNL e per il 5% del PIL). Le imprese del comparto sono circa 600 (280 cave) ed esse sono localizzate per il 50% al nord, il 43% al sud e circa il 7% al centro della Cisgiordania.
La produzione s’aggira sulle 100.000 tonnellate annue (19milioni di mt2 di prodotto finito) ed e’ diretta essenzialmente all’edilizia. Un quarto circa delle imprese dispone di linee di produzione moderne. Gli impianti più avanzati sono concentrati a Betlemme, Ramallah e Hebron.

Gli introiti sono calcolati intorno ai 450 mln di Usd annui. Di questi il 65% proviene dalle vendite ad Israele (una buona percentule di queste vendite viene riesportata da Israele verso altri paesi), il 6% dai mercati internazionali ed il 29% dal mercato locale. Tra i paesi che importano marmo dalla Palestina sono da segnalare: Paesi Arabi, Usa ed Unione Europea ( Italia compresa per prodotti finiti e grezzi ).

ottopassi

 

Carrara: Dopo quello afgano, c’è il marmo palestineseultima modifica: 2010-03-05T12:34:00+01:00da minobezzi1
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