Benedetta Bianchi per antenna3
I cinghiali continuano a distruggere le terre coltivate e, spesso, unica fonte di reddito per i lunigianesi; i cittadini angosciati si sono fatti sentire diverse volte, ma senza mai ottenere nulla. L’ultimo passo, in ordine di tempo, è una lettera dei coltivatori di Tresana inviata al Ministro delle politiche agricole Luca Zaia, al Prefetto di Massa e Carrara Giuseppe Merendino, al Presidente della Provincia Osvaldo Angeli e alla Giunta Comunale di Tresana spiegando per l’ennesima volta l’emergenza cinghiali.
“Non coltiviamo marijuana né piante simili”, scrivono esasperati, “eppure restiamo inascoltati”. Per i tresanesi sarebbe bastata qualche battuta di caccia con cani, iniziativa senza costi, ma che non è stata fatta. E soprattutto pare non sia stato mosso un dito per rimuovere la riserva abusiva creata in zona e fonte di tutti i guai. Il cinghiale infatti non è nato in Lunigiana, ma vi è stato immesso circa 40 anni fa senza il consenso dei proprietari dei terreni. In seguito fu fatta una riserva abolita in u primo momento nel 1986 grazie ad una petizione di 149 firme dei soli capi famiglia; a ripristinarla furono i cacciatori ed altre 2 petizioni popolari non sono servite. Gli agricoltori più volte si sono lamentati in Comune e all’ATC il quale avrebbe sempre ripetuto che nel Comune di Tresana non esistono riserve.
“Se lo Stato ci obbliga a pagare le tasse, lo Stato ci deve garantire il diritto di usufruire dei nostri terreni”, scrivono i firmatari alle prese con il danno ambientale ed economico. Coltivare la terra, in molti casi, serve ad integrare la pensione per arrivare a fine mese, mentre ci sono agricoltori che hanno investito su un’attività senza la possibilità di portarla avanti. Quello che chiedono non è molto: nell’immediato il monitoraggio della zona secondo le linee guida della Regione Toscana, poi un regolamento per la caccia al cinghiale che manca da decenni oltre a battute di caccia per abbattere un numero di cinghiali tale da raggiungere un numero compatibile e proporzionale al territorio.