Prato: Riccardo Berti

Alle cinque del mattino della domenica di Pasqua, si è spento nella clinica Villa Donatello, a Firenze, il giornalista Riccardo Berti. Aveva 63 anni e alcuni anni fa era stato operato a Milano per un tumore maligno all’intestino. Da allora era sempre stato sotto osservazione e periodicamente sottoposto a chemioterapia. Nonostante questo aveva continuato a svolgere il suo compito alla Rai, come responsabile dei servizi di pubblica utilità. Due settimane fa una improvvisa ricaduta ne aveva consigliato il ricovero. Lascia la moglie Giuseppina, con la quale si era sposato alcuni anni fa, e due figli, Matteo e Chiara, avuti dalla prima moglie, Rossella. A tutti loro le condoglianze di Pratoblog.
 
Berti era nato a Prato ed era diventato giornalista professionista nel 1970. All’interno de La Nazione era stato redattore, inviato speciale, caporedattore, vicedirettore e direttore. Aveva avuto anche la direzione del Piccolo di Trieste, e del Giornale della Toscana. Ultimamente aveva espletato il compito di direttore, per la Rai, dei servizi giornalistici di Isoradio. Fra i suoi incarichi va ricordata la vicedirezione dell’agenzia Polipress e del Tempo di Roma.
 
Per un certo periodo, dopo l’esperienza del Giornale della Toscana, aveva svolto il compito di responsabile dell’ufficio stampa di Palazzo Grazioli a Roma. Come inviato, Riccardo Berti, va ricordato per i grandi servizi dal Friuli terremotato, per i resoconti delle contestazioni studentesche e la cronache degli Anni di piombo, per le quali era stato condannato a morte dalle Brigate Rosse. Preso in ostaggio dai rivoltosi del carcere di San Gimignano, fu liberato da un colpo di mano della polizia, dopo che un cecchino aveva ucciso uno dei suoi rapitori.
 
Giornalista molto attento alla cronaca nera e alle cronache sociali, Berti, da caporedattore prima e da direttore poi, aveva riorganizzato le cronache di provincia de La Nazione con quella rigorosità che lo contraddistingueva in ogni sua azione. Esigeva molto da se stesso, non risparmiandosi mai sul fronte del lavoro, e anteponendo la professione a ogni altra cosa. Anche alla famiglia – talvolta- come spesso accade nel nostro mestiere. Per questo era esigente anche con i suoi collaboratori.
 
Da inviato aveva sempre la sua valigia pronta; da direttore preferiva passare le serate al giornale, a discutere titoli e composizioni delle pagine, a impostare le inchieste per il giorno dopo, piuttosto che partecipare a cene o serate mondane. Volontario della Misericordia per anni, era stato anche un appassionato del mondo dei vigili del fuoco, sui quali aveva anche scritto un libro.
 
Veniva dalla nidiata di un altro importante giornalista pratese, Piero Paoli, che aveva formato un gruppetto che poi avrebbe raggiunto i vertici del La Nazione: Riccardo Berti, Umberto Cecchi, Pietro Gherardeschi e Riccardo Mazzoni. Molti sono già gli attestati di dolore pervenuti alla famiglia. Fra questi quello del sindaco di Prato Roberto Cenni, del sottosegretario alla presidenza del consiglio Bonaiuti del presidente della Rai, Masi. La salma sarà esposta nella Cappella Migliorati all’interno della chiesa di San Francesco domani, lunedì dell’Angelo.
pratoblog

 

 

Prato: Riccardo Bertiultima modifica: 2010-04-05T12:26:27+02:00da minobezzi1
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