Lucca: Un’idea di Medioevo

la lamina di Agilulfo 

Apre sabato 25 settembre nella sede della Fondazione Ragghianti a Lucca la mostra “Lucca e l’Europa. Un’idea di Medioevo (V-XI secolo). Cento opere prodotte dal V all’XI secolo,suddivise in undici sezioni che ricostruiscono la produzione artistica lucchese legata al più ampio conteso europeo.  La rassegna, organizzata in occasione delle celebrazioni per il centenario dalla nascita di Carlo Ludovico Ragghianti, si avvale anche di recenti studi sulle tipologie decorative e sul loro retroterra intellettuale e culturale. Il percorso espositivo si apre con una significativa, selezione di antiche monete che dimostrano l’abbandono delle forme classiche e naturalistiche verso forme astratte. Questo storico passaggio è ben visibile nel Decanummo di Atalarico del Bargello, nel denaro argenteo per Carlo Magno e nel denaro argenteo per Ottone II, entrambi appartenenti alle collezioni del Museo di Villa Guinigi a Lucca. I preziosi manufatti in avorio, materiale pregiato e raro destinato alle più raffinate produzioni nell’arte tardo-antica sono rappresentati da una pisside in avorio proveniente dal Museo Civico di Livorno, il Dittico del 480 commissionato dal console Basilio e il Dittico consolare di Aerobindo del VI secolo (dalla Cattedrale di Lucca). Da questi rari capolavori si apprezza la trasformazione della dimensione creativa dell’arte tardo-antica, sotto la cui spinta tramonta l’estetica classica.

La decorazione “astratta” si afferma con un simbolismo che trova piena affermazione nell’oreficeria, dagli ornamenti dell’abito civile alle decorazioni delle armi delle popolazioni barbariche che invadono l’Europa. Di questa produzione, riservata alle classi dominanti, si presentano a Lucca notevoli esempi del VII secolo quali, il frontale di elmo che reca inciso il nome del re longobardo Agilulfo del Museo del Bargello di Firenze, la fibula a disco proveniente dal Museo Archeologico di Parma e quella a staffa conservata presso il Museo di Villa Guinigi a Lucca. La sezione successiva offre una raccolta di arredi scultorei in pietra: colonne, pilastrini, capitelli, architravi, transenne e timpani che, nell’insieme, documentano lo sviluppo della decorazione architettonica dal VII al X secolo entro il suo contesto intellettuale e culturale. Raffinati esempi ne sono la lastra con croce di Aquilea (Lucca), il pilastrino proveniente dal Museo Statale d’Arte Medievale e Moderna di Arezzo e le lastre dell’antica cattedrale di Torino. Sempre da importanti contesti sacri provengono alcuni  di preziosi reliquiari sia monumentali che mobili come il reliquiario di Cividale, la cassetta-reliquiario della cattedrale di Sarzana e quelli a croce di Vigevano e Volterra.
La mostra raccolglie testimonianza dell’arte del libro in questo periodo. Oltre al celeberrimo manoscritto 490 della Biblioteca Capitolare di Lucca, che reca la data 787, sono esposti codici e fogli sciolti di produzione altomedievale tra cui particolarmente rari e significativi l’evangelario della Biblioteca Capitolare di Perugia, il foglio di produzione insulare (irlandese o britannico) con Cristo fra gli Apostoli della Biblioteca Nazionale di Torino, l’omeliario dell’abbazia di Montecassino e il manoscritto Amiatino 3 della Biblioteca Laurenziana di Firenze. Il taglio critico della mostra mette in relazione oggetti e tipologie artistiche solo apparentemente diversi. Gli apparati decorativi dei codici sono confrontati con importanti manufatti come il cosiddetto “cavallino” da Corteolona dei Musei Civici di Pavia, il dittico di Rambona dei Musei Vaticani e il rilievo con Arcangelo di Capua. La “rinascita” carolingia, è documentata da alcuni capolavori quali il capitello di Malles, la Madonna di Brescia, in stucco, e il Santo ad affresco e la testina in avorio da San Vincenzo al Volturno.
I preziosi tessuti serici di provenienza orientale occupano un’intera sezione: il telo di Ascoli Piceno e due frammenti del Museo Vaticano e del Bargello. Il motivi con animali animali simmetrici affrontati tipici di questi manufatti è assimilato e confrontato con la scultura in pietra coeva: le formelle del Museo Barracco di Roma, le lastre del Museo Provinciale Campano di Capua e del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, il capitello di Gello, oggi a Villa Guinigi, fini a quello ormai romanico di Pavia.
Altri oggetti di provenienza orientale dimostrano la raffinatezza dell’arte coeva bizantina e islamica: il Falco in bronzo, sicuramente fra i più notevoli metalli islamici che ci siano pervenuti (affiancato dal suo travestimento in foggia di gallo realizzato quando l’oggetto fu utilizzato come banderuola sulla chiesa di San Frediano di Lucca), nonché dei bacini ceramici che ornavano le chiese romaniche lucchesi e pisane. La mostra si conclude con testimonianze artistiche appartenenti agli anni di passaggio tra XI e XII secolo: codici, sculture e monete che alludono in forma sintetica alla nascita della civiltà comunale lucchese. Un rarissimo bronzo raffigurante un leone con volto umano proietta poi idealmente il visitatore verso la realizzazione di una seconda mostra, che illustrerà lo svolgimento dell’arte lucchese nei secoli centrali del Romanico (XII- XIII secolo).

loschermo

Lucca: Un’idea di Medioevoultima modifica: 2010-09-22T10:05:18+02:00da minobezzi1
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