Lucca: Quando si faceva la moda

Nazareno Giusti per loschermo

“Lucca- scriveva Raoul Mansellinon è mai stata provincia per il suo ininterrotto legame col mondo, da quello degli affari, delle sete, dei traffici, dell’altro della cultura”.

Non è una caso quindi che proprio qui negli anni del governo di Ludovico Borbone venisse pubblicato il “Messaggero delle mode. Giornale delle Dame” una rivista di moda e costume sul modello della francese “Petit Courier”, continuazione dell’omonima rivista fiorentina trapiantata nella città delle Mura dal tipografo-libraio fiorentino Jacopo Balatresi e che oggi, grazie al lavoro divulgativo di Aurora Borselli che ha rielaborato una ricerca di Valentina Panattoni, ci viene riproposta, in un elegante volume, da Traciatti Editore nella sua nuova collana “La Via della Seta”. Inoltre viene ripercorsa (da Velia Gini Bartoli) la storia della famiglia Tenucci, che ha sostenuto questa iniziativa editoriale e che ha appena celebrato i suoi centocinquant’anni di attività.

Nella rivista si potevano leggere recensioni di libri, i programmi del Teatro del Giglio e Pantera, articoli su scoperte e invenzioni e, ovviamente, pettegolezzi. Al termine un enigma e un logogrifo la cui soluzione veniva data sul numero successivo. Tra le rubriche più lette “Improvviso della signora Rosa Taddei Poetessa” e “Pensieri” con riflessioni brevi, pungenti ed efficaci come: “gli uomini sono generalmente più gelosi delle donne ma le donne gelose sono più insopportabili degli uomini”.

Ma a farla da padrone non poteva che essere la moda del tempo con i figurini allegati che si ispiravano alla moda d’oltralpe romantica ma anche alle novità come la sottogonna in crinolina o i pantaloni grec. Una donna frivola e attenta ai dettagli.

Le fogge , i tessuti, i colori venivano descritti in dettaglio e venivano dati persino consigli sul ricamo.

Per i mesi invernali abiti di seta blu o in velluto verde, con stoffe a fondo nero e broccati ispirati al XVIII secolo. Per l’estate giaconette di tessuto bianco con ricami floreali, ma anche fantasie scozzesi.

Maniche strette al basso e piuttosto larghe in alto “del genere di quelle che si chiamano a gigot”, cappelli con la forma “a capote” (per il freddo in gros de Naples e per l’estate prevaleva la paglia).

Non potevano mancare ricche pellicce, gli shall “in cachemire d’India” e i guanti di seta nera ricamati in rosa o blu.

Oggetto imprescindibile: l’ombrello.

Pochi invece gli accenni alle scarpe a cui erano preferite gli stivaletti “lucidi da abbagliare”.

Anche i sacchetti di canfora e cloro, dell’epidemia del colera del 1835, diventarono oggetto di moda e di lusso.

Quasi assente lo spazio dedicato alle “bamboccette” i cui abiti erano modellati su quelli degli adulti senza mai esagerare “perchè l’aria da gran dama mal si conviene all’età dell’innocenza del riso e del gioco”. Per l’uomo, “ben vestito ma virile”, stessa cosa perchè “gli uomini sono superiori a queste piccolezze”.

La donna era infatti lo specchio del benessere raggiunto dalla classe borghese, lettore ideale del “Messaggero”, che faceva del lavoro e del commercio il simbolo della propria classe e del prestigio sociale acquisito.

La (ri)pubblicazione del “Giornale delle Dame” è quindi un operazione importante: testimonia il passaggio dalla società aristocratica a quella borghese. Attraverso la moda del tempo riusciamo anche a capire il pensiero dell’epoca. Non è un caso infatti che questo tipo di riviste si siano sviluppate immediatamente dopo il “secolo dei lumi” e abbiano trovato terreno fertile durante l’epoca napoleonica, in cui la libertà di stampa fu drasticamente ridotta ma il pubblico dei lettori aumentò, i “fogli” si riempirono, allora, di argomenti frivoli abbandonando qualsiasi intento politico. Storia vecchia ma sempre attuale. 

Lucca: Quando si faceva la modaultima modifica: 2011-02-22T09:32:08+01:00da minobezzi1
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