Livorno: I senegalesi

I migranti dal Senegal e LIVORNO

I senegalesi a Livorno rappresentano la quinta comunità di immigrati per presenze totali (601 su 10785) e la terza in base alla presenza maschile (536 su 5873). Questo almeno il dato ufficiale del numero di residenti nel comune. Se però consideriamo anche le persone in attesa di permesso di soggiorno e le stime non ufficiali relative ai “non regolari” o clandestini, ecco che questo numero lievita, fino a raddoppiare.

I primi senegalesi sono arrivati a Livorno, come nel resto d’Italia, nei primi anni ’80. Una migrazione che trova le sue radici in fattori propri del contesto senegalese (la crisi del settore agricolo, l’esodo rurale e la riduzione dei flussi in Africa occidentale), ma anche nella situazione europea (il blocco del flusso verso la Francia, la permeabilità della frontiera italiana ed il mercato industriale del lavoro in Italia). In questa prima fase gli immigrati arrivavano  dalle regioni centro-occidentali del Senegal ed erano di origine rurale, appartenenti al gruppo etnico dei wolof e alla confraternita dei murid. Negli anni ’90 la migrazione si è diversificata: le aree di espatrio si sono estese a tutto il Senegal e a diversi gruppi etnici, mentre le relazioni di parentela rappresentavano un nuovo canale di richiamo migratorio.

Negli anni 2000 si è verificata una nuova ondata di migranti, di provenienza urbana, con livelli di istruzione medio-alti e con maggiore mobilità in funzione delle politiche migratorie dei Paesi ospitanti e del mercato del lavoro. Il panorama dell’immigrazione senegalese è quindi molto variegato, ma la ragione prevalente dell’emigrazione è di tipo economico e legata al lavoro.

Tradizionalmente i wolof hanno sempre viaggiato nel continente africano, per commerciare, ma anche per raccogliere prestigio, spinti dalla la volontà di migliorare. Inoltre, per i murid il lavoro riveste un ruolo formativo anche dal punto di vista spirituale e sociale, oltre che economico.

Per la maggior parte dei senegalesi però l’emigrazione resta una fase transitoria della vita e l’obiettivo principale è di tornare nel paese d’origine. Il Senegal è il cuore, la famiglia. Tra gli elementi che caratterizzano l’identità senegalese spiccano il senso di appartenenza alla comunità, la capacità di mantenere reti sociali oltre i confini e le numerose forme di associazionismo.

Questa dinamica si è riprodotta a Livorno, grazie soprattutto a Diop Mbaye, presidente della comunità senegalese di Livorno e residente a Livorno da vent’anni, che insieme a un gruppo di connazionali ha attivato una rappresentanza comune, con l’obiettivo di rafforzare la propria identità culturale e di difendere i propri diritti.

Diop, partecipa alle riunioni delle commissioni consiliari del Comune, assiste ai lavori del Consiglio comunale, si occupa del dipartimento giustizia del Pd, segue le pratiche dell’ufficio stranieri della questura, si occupa dello sportello immigrazione dell’Arci, aiuta le persone a districarsi nella burocrazia dei permessi di soggiorno e dei ricongiungimenti familiari, viene convocato se c’è da tradurre un referto medico o un’ordinanza di custodia ed è consigliere anziano della Consulta comunale per gli immigrati.

Proprio giovedì la Consulta ha approvato il nuovo statuto, che ora passa in Giunta  e in consiglio comunale. «La Consulta – spiega Diop – è  attualmente in fase di rinnovo. È un organo  che fa da tramite tra le istituzioni e gli immigrati. Una delle novità introdotte nel nuovo statuto è che il rappresentante della consulta potrà assistere al consiglio con diritto di parola, anche se non di voto, e quindi una maggiore partecipazione istituzionale degli immigrati, che sono già presenti nella commissioni.

Per compiere un ulteriore passo verso l’integrazione – secondo Diop, – sarebbe importante anche riaprire il dibattito sula realizzazione di una moschea. La maggior parte dei senegalesi sono musulmani e praticanti. C’è il locale di via Oberdan, è arredato come un luogo per pregare, ma é sempre un fondo commerciale, non un luogo di culto. E soprattutto non stiamo parlando solo di un’esigenza dei senegalesi, ma di una ricchezza  per la città e di garantire l’articolo 19 della Costituzione italiana».

Il problema più importante resta comunque quello del lavoro: «Le difficoltà legate al lavoro – conclude Diop – ci penalizzano, non solo dal punto di vista della sopravvivenza, ma ci condannano alla precarietà e a restare clandestini e la legge Bossi-Fini non ha fatto che peggiorare le cose».

Claudia Gazineo per ognisette

Livorno: I senegalesiultima modifica: 2011-10-26T15:16:38+02:00da minobezzi1
Reposta per primo quest’articolo