Livorno: Da Villa Mimbelli ad un futuro Museo Civico

Massimo Masiero per costaovest

C’è voluta una buona dose di coraggio, nella città dei Macchiaioli, per riservare all’arte contemporanea la sala rossa del museo civico cult dedicato proprio al Fattori. Lo ha detto Mario Tredici assessore alle cultura del Comune nel dare il benvenuto al manipolo di presenti all’apertura  dell’esposizione permanente.

Così hanno fatto il loro ingresso al piano terra dell’ottocentesca Villa Mimbelli, tutta marmi, specchi, stucchi, vero inno al kitsch, nove opere d’arte povera, astratta e informale: “Superficie bianca” di Enrico Castellani, “Rotante con sfera interiore” di Arnaldo Pomodoro, “Echo” di Attilio Pierelli, “Forma, luce, spazio” di Carmelo Cappello, “Problemi di unificazione per uguaglianza cromatica” di Mario Ballocco, C.U.B.R. di Mario Radice, “Reticolo 5” di Mauro Reggiani e “Intersuperficie curva modulare bianca” di Paolo Scheggi.

E non vi sfigurano affatto. Su tutte, al centro della sala, quel “grande rettile”, realizzato nel 1966 da Pino Pascali, che giaceva, come tanti altri , nei magazzini comunali, dopo aver assaporato l’ultimo momento di gloria nell’estate del 1999, da fine luglio al settembre, alla mostra che il Comune gli dedicò, insieme ad altre, al Museo civico. In quell’occasione Roberto Peccolo, che con i Giraldi è stato precursore delle nuove tendenze, definì il periodo degli anni settanta le “primavere livornesi” e le opere esposte “dimenticate a memoria”, cioè assimilate.

 Il “grande rettile” è così ricomparso, imponente, bianco, con il busto eretto e il corpo crestato di tela su centina di legno, quasi a dire: “Eccomi qua di nuovo, ammiratemi”. Fu acquistato all’ottava edizione del Premio Modigliani del 1967, che si svolgeva alla casa della Cultura, sindaco Dino Raugi, e per volere dell’assessore Vittorio Marchi, nipote dell’architetto Virgilio e figlio dello scrittore Riccardo. In quegli anni settanta, furono stimolati i nuovi artisti, considerati dai tradizionalisti, veri e propri provocatori, in un periodo in cui tanti “pittori e pennellatori” livornesi s’invaghivano del figurativo e dell’Ottocento, cercando di scimmiottarlo.

 Erano gli anni in cui i vincitori erano premiati con l’acquisto, da parte degli organizzatori, delle loro opere. Molte furono poi esposte al Museo progressivo d’arte contemporanea di villa Maria, già Lazzara, in via Calzabigi, che cessò l’attività dopo pochi anni, con delibera comunale, per i costi troppo alti e la scarsa affluenza di visitatori. Il materiale fu riposto nei capaci stanzoni del complesso Bottini dell’Olio.

Le collezioni raccolte dagli anni cinquanta agli ottanta costituiranno il nucleo principale del nuovo museo della città, che sorgerà a fine legislatura, circa quattro anni, in piazza del Luogo Pio, tra la chiesa e i Bottini dell’Olio, realizzato con i fondi europei dei piani integrati per lo sviluppo sostenibile, provenienti dalle Regioni.

Vi troveranno posto opere di Ottone Rosai, Mario Schifano, Aligi Sassu, Mario Sironi, Arberto Burri, Gianfranco Baruchello, Giacomo Parmeggiani, Mario Nigro, Umberto Mastrioianni, Lucio Fontana, Renato Guttuso, Carlo Carrà, Emilio Isgrò, Emilio Vedova, Ferdinando Farulli, Piero Manzoni, Giulio Paolini e altri.

“Il primo passo – ha detto Mario Tredici – per aprire il percorso che ci porterà alla realizzazione del museo della città è stato fatto. I tempi sono maturi per la realizzazione di uno spazio adeguato per l’arte dei nostri giorni, anche dal opu nto di vista didattico”. La rassegna permanente, è stata curata dalla responsabile del settore Francesca Giampaolo. In contemporanea il professor Mattia Patti dell’Università di Pisa ha aperto la serie d’incontri dedicati alla scoperta dell’arte contemporanea, parlando dei movimenti artistici degli anni cinquanta, che, sempre a cura del Comune, si articolerà in altri tre appuntamenti a febbraio e marzo e in incontri, seminari, laboratori didattici.

Livorno: Da Villa Mimbelli ad un futuro Museo Civicoultima modifica: 2010-01-30T11:32:34+01:00da minobezzi1
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