Livorno: Congresso dell’INU

 

Mauro Parigi per greenreport

Il cambiamento di modi e tempi del dibattito politico e della partecipazione hanno fatto si che l’Istituto si sia ricollocato in una dimensione più culturale e professionale e meno politica; talvolta è stato criticato di derive professionali, tuttavia resta un punto di riferimento attorno al quale intelligenze ed anche amministrazioni pubbliche tentano di tenere vivo l’interesse per l’urbanistica.

Cosa peraltro mai venuta meno in Toscana, anche se il confronto tra amministrazioni e cittadini, il rapporto tra Regione ed enti locali ed istituzioni culturali, si è via via andato complicando per il progressivo decadere dei partiti politici, per l’affermarsi di quello che possiamo definire un “virus autocratico” che ha accompagnato l’elezione diretta dei sindaci, che talvolta si sono come sentiti investiti di poteri assoluti.

Ciò premesso, il congresso INU viene anticipato dalla presentazione di un documento che offre alcuni spunti interessanti, ma anche espone a qualche valutazione critica.

E’ certamente interessante la riflessione che l’istituto si propone di fare circa “le risorse necessarie per il governo del territorio nella situazione che si creerà dopo la crisi, i decisori ed il modello di governo, gli utenti senza welfare“.

Altrettanto sono foriere di dubbi affermazioni quali “gli strumenti di pianificazione si facciano carico di questioni rilevanti quali la riduzione degli sprechi, l’efficienza nell’uso delle risorse, una maggiore sobrietà nei progetti urbani e infrastrutturali, il coinvolgimento di nuovi soggetti, la sperimentazione di forme di collaborazione tra soggetti e interessi differenti, la prefigurazione di abitudini e stili di vita improntati ad un suo più consapevole e responsabile del proprio territorio“, che, almeno ad oggi, nei documenti di presentazione del congresso, sembrano concetti vaghi che non fanno i conti con il dichiarato affermarsi di un approccio esclusivamente individuale ed utilitaristico al governo del territorio, approccio figlio, oltre che del ventennio berlusconiano, anche della drammatica rottura dell’unitarietà della cultura urbanistica voluta da molta parte dell’INU tutt’ora egemone agli inizi degli anni novanta del secolo scorso.

Ma sono pure presenti  interessanti asserzioni come ” la rendita fondiaria e la sua privatizzazione  sono stati i più pesanti fattori distorcenti le trasformazioni territoriali dell’Italia moderna e contemporanea e il motore del regime immobiliare. Pur essendo valutata negativamente dai principi dell’economia liberale…….”  – “l’assenza di una norma legislativa efficace di controllo della rendita fondiaria ne ha tuttavia spesso legittimato una gestione politica, consentendone colpevoli distorsioni del processo decisionale,oltre che delle trasformazioni territoriali…..” e infine “Altrettanto importante è il tema dell’assetto istituzionale: molti studiosi hanno, giustamente, messo in relazione la crisi urbana italiana, valutata in termini di mancato incremento dell’occupazione, di diminuzione della competitività e di riduzione della spesa sociale, con il mancato adeguamento istituzionale alla nuova dimensione che la città ha assunto non solo ora nella fase di metropolizzazione, ma già alla fine degli anni ottanta con gli effetti dell’espansione urbana nella fase dell’industrializzazione diffusa“.

Asserzioni che sembrano preconizzare la denuncia del fallimento della ricerca e della politica sulla perequazione promossa negli ultimi 15 anni dall’istituto, anche se ovviamente molte responsabilità sono del legislatore, ovvero anche dei partiti con cui l’istituto ha stretto relazioni senza  essere stato convincente.

L’insistito riferimento ad una necessità di riordino istituzionale e conseguentemente delle competenze istituzionali, in generale, ancor più se riportato al caso toscano, lasciano presupporre infine una virata dopo che sono state appoggiate, anche acriticamente, le posizioni assunte nell’ultimo decennio, nelle due passate legislature, dalla Regione Toscana.

Posizioni che oggi debbono essere radicalmente riviste a pena dell’innesco di ulteriori difficoltà operative e gestionali che rischiano di penalizzare non poco la Toscana, di disperderla nelle dispute campanilistiche, come se tutti avessero e abbiano potere di interdizione su tutto (vedi il caso, qualunque posizione si abbia sulla vicenda dell’aeroporto di Firenze).

Rimangono, infine, un dubbio ed un vuoto.

Il dubbio è inerente il ripetuto riferimento ad una possibile quarta generazione dell’urbanistica figlia “di una coalizione di interessi in grado di legare insieme obiettivi, troppo spesso configgenti, dei produttori di ricchezza nazionale e degli attori delle trasformazioni urbane, in modo tale che su un nuovo e più equilibrato modello insediativo possa misurarsi la concretezza di significative proposte territoriali finalizzate a contrastare la spinta verso una ulteriore dilatazione degli insediamenti”.

 Il vuoto sta nell’assenza di parole come recupero, riqualificazione e ristrutturazione dell’esistente, blocco dell’espansione.

Ovviamente i documenti al momento disponibili sono un “incipit” e necessariamente l’osservatore può essere indotto in errore o omissione nell’esercizio di una valutazione preliminare, eppure si ha la sensazione che manchino parole chiare, come si diceva una volta, una vera e propria linea politica, mentre sembra prevalere un magma rivolto a tenere insieme un po’ tutto, e non si capisce se questo magma indistinto, dove le posizioni politiche si sciolgono, non sia poi così male, almeno per giocarsi i propri destini. Si spera tuttavia di essere smentiti.

Livorno: Congresso dell’INUultima modifica: 2011-04-07T16:01:00+02:00da minobezzi1
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