Jacopo Cossater per dissapore
Spaziare tra i millesimi 1983 e 2001 offre una prospettiva su più vendemmie che raccontano modi differenti di vinificare. Partiti con grandi vasche di cemento, dalla fine degli anni ottanta si è passati all’acciaio per convertirsi infine al legno a fine novanta. Quanto alla fermentazione, l’utilizzo di lieviti selezionati ha caratterizzato solamente il periodo più modernista della Toscana, attorno agli anni 1997/1998.
Veniamo alle uve. Anche bianche all’inizio di questa avventura, da sempre infatti il sangiovese – in particolare nel Chianti – veniva tagliato con malvasia e/o trebbiano. Poi si passò ad un uvaggio più classico, forse snaturato in certi periodi da piccole percentuali (fino all’otto per cento) di merlot. Infine, a partire dal 2001, ecco di nuovo un’interpretazione più tradizionale a base di prugnolo, colorino, mammolo e canaiolo. Eccoci arrivati alla verticale.
1983 | Frutto passito, quasi sotto spirito, affiancato da un terziario di grande eleganza. Ha grinta grazie ad una tannicità mai doma ed una spalla acida di spessore, forse a prevaricare leggermente sull’armonia generale dell’assaggio. ***+
1988 | Splendido. Finissimo nel raccontare sentori iodati, fragranti, anche di sottobosco. E poi è coerente, sottile, integrato in ogni sua componente. Di grande persistenza, di quelle indimenticabili. *****
1991 | Ha grande espressività, specialmente in bocca, dove tutte le componenti sono così perfettamente integrate. Freschezza, acidità, un tannino lieve. Paga qualcosa in chiusura, ma rimane il ricordo di un Nobile estremamente definito. ****
1995 | Si ammorbidisce un po’ (ecco il merlot) e sembra non avere quell’aristocrazia trovata in precedenza. ****
1997 | Profilo olfattivo bellissimo, mai troppo intenso, esprime una parte floreale di grande eleganza ed un frutto appena più croccante. Dinamico, mai domo nell’esprimersi e particolarmente pulito sul finale. ****+
1999 | Giocato su toni piuttosto soffici ma ugualmente austeri. Ha grande freschezza, tannicità non troppo invadente e bel finale. ****+
2001 | In grande forma, tradizionale e contemporaneo. Esprime grande piacevolezza in ogni suo aspetto. Il naso è fresco, profondo, espressivo. In bocca poi è articolato, vitale, ricco di elementi che piano piano sfumano verso un finale di grande eleganza. *****
“La prima produzione – ricorda Paola Corradi De Ferrari – era di 2.000 bottiglie. Abbiamo raddoppiato nell’anno successivo ma siamo arrivati a 30.000 solo nei primi anni settanta”. Oggi sono circa 80.000 ma l’obiettivo è rimasto invariato: produrre grandi vini a Montepulciano.