Arezzo: Itinerari vasariani

Vasari e Arezzo: un rapporto fortissimo, imprescindibile che risulta con chiara evidenza  ripercorrendo le tante testimonianze della sua arte e della sua vita conservate in città e nell’aretino. Ad Arezzo Vasari nasce; qui si forma, qui ottiene la sua prima committenza e vuole compare e decorare con passione la sua casa. È di Arezzo la fanciulla che il Maestro prende in moglie e ad Arezzo egli torna, tra un viaggio e l’altro, tra una “fuga” da Firenze e una nuova avventura.
Così, seppure coinvolto in numerose imprese da parte di signori, prelati e ordini monastici in tutta la penisola, seppure legato fortemente alla corte medicea e alla Dominante, egli mostra di sentirsi profondamente aretino, tanto che nelle Vite individua, nella grande storia della pittura, una tradizione specifica legata a questa città, inserendo se stesso in una esaltata genealogia di pittori aretini. Le celebrazioni di Giorgio Vasari per i 500 anni dalla nascita non potevano dunque non prevedere, come primo fondamentale momento, come occasione straordinaria di conoscenza e di comprensione di questo artista – geniale intellettuale, protagonista assoluto del Cinquecento – un percorso di visita nei luoghi, nei ricordi e tra le opere aretine del Maestro: un’occasione che solo Arezzo può offrire per ripercorrere le diverse tappe della vita del Vasari, fuori dai bagliori della scena internazionale nella quale egli si mosse, accanto ai suoi ricordi più intensi.
Strumento prezioso per seguire e approfondire gli itinerari vasariani, strumento di valorizzazione del grande patriomonio storico-artistico della città, sarà la guida edita da Skira e curata da Liletta Fornasari, voluta dai promotori delle celebrazioni: il Comune di Arezzo, con la Provincia di Arezzo, la Camera di Commercio di Arezzo, la Regione Toscana, la Soprintendenza per i BAP SAE di Arezzo Il percorso cittadino comprende dunque il Museo Casa Vasari, la Chiesa della SS. Annunziata, il Museo d’Are Medievale e Moderna, la Chiesa delle Sante Flora e Lucilla e il Museo Diocesano: luoghi ove sono conservate tracce di momenti importati della vita dell’artista  la sua residenza, l’archivio delle sue carte, le sue collezioni  nonché opere fondamentali nel corpus pittorico del Maestro; quindi s’immerge nel tessuto urbano del capoluogo, a scoprire il Vasari architetto.
Ad Arezzo Vasari si cimentò infatti come architetto per la prima volta, con la realizzazione del sostegno dell’organo nel Duomo, grande balcone aggettante sostenuto da quattro mensole e caratterizzato ancora da un forte michelangiolismo, e in terra d’Arezzo – parallelamente all’attività pittorica – è possibile ricostruire un interessante itinerario vasariano connesso proprio alle opere architettoniche. Vasari amò la pietra toscana, ma fu abile anche nel corrispondere alla passione del granduca per i marmi, le pietre dure e gli intarsi; fece un uso disinvolto dell’antico, dando vita a invenzioni tipologiche funzionalmente nuove. La vela campanaria del Palazzo della Fraternita dei Laici, in Piazza Grande, è la sua seconda opera importante (1550), alla quale seguì nel 1554 la ristrutturazione del presbiterio del Duomo, ove fu impegnato nel disegno gli stalli del coro, intagliati in legno di noce da Giuliano di Baccio d’Agnolo, architetto e legnaiolo fiorentino, e da Simone Columbini, anch’egli fiorentino. Dell’ammodernamento invece della Badia delle Sante Flora e Lucilla  in linea con il rinnovamento architettonico post Concilio di Trento e vicino ai modelli veneti di San Salvatore a Venezia e Santa Giustina a Padova – Vasari si occupa a intermittenza, dal 1565 al 1573, affiancato da Vincenzo Borghini.
Il percorso architettonico si chiude con le Logge di Piazza Grande, ultima eccezionale opera lasciata da Vasari nella sua terra natia, per la cui costruzione i Rettori di Fraternita e il Consiglio generale cittadino inviarono in data 6 luglio 1570 la richiesta al Granduca Cosimo I a onore e comodo pubblico della città. Le Logge furono terminate nel 1593 dopo varie difficoltà e forse, con la loro monumentalità, ebbero anche l’intento di occultare le memorie ghibelline e nobilitare la piazza. Nel Museo di Casa Vasari è conservato il modello di legno in noce di due campate, che era stato proposto da Vasari nel 1572. A dire il vero, i rapporti tra la Fraternita e Giorgio Vasari continuarono anche dopo la morte del secondo: su progetto specifico dell’aretino per l’ente, nel 1699, i Rettori decisero di realizzare i lavori della facciata dell’edificio contiguo all’antico palazzotto, dietro la direzione  dell’architetto granducale Francesco Landini. Quindi i dipinti. Il catalogo dei lavori pittorici lasciati dal Vasari nella sua terra natale si apre con la tavola Cristo portato al sepolcro, realizzata per il cardinale Ippolito De Medici e ora a Casa Vasari (ma da fine agosto all’11 dicembre esposta nella mostra aretina Giorgio Vasari Disegnatore e Pittore 1511-1547). La produzione pittorica di Vasari è largamente testimoniata ad Arezzo, iniziando dalle opere giovanili improntate alla variegata e articolata prima maniera fiorentina, fino a quelle della maturità e dell’ultima fase, nelle quali fondamentale è stato l’intervento dei collaboratori, attivi anche nel grande cantiere di Palazzo Vecchio, come Jan van Straet detto lo Stradano, Battista Naldini, Francesco Morandini e Jacopo Zucchi. Sempre a Casa Vasari  raro esempio d’abitazione d’artista rinascimentale perfettamente conservata e arredata  è custodito anche il Giuda, dipinto realizzato dal Maestro durante il suo soggiorno veneziano (anch’esso esposto nella mostra aretina Giorgio Vasari Disegnatore e Pittore 1511- 1547), ma è tutto l’edificio a costituire un’opera d’arte vasariana. Acquistata in Borgo San Vito nel 1540, dopo il restauro, Vasari s’impegnò nelle ricchissime decorazioni, alle quali lavorò per molti anni, tra un viaggio e l’altro, secondo un preciso programma celebrativo dell’arte, degli artisti e di se stesso. Le sale del piano nobile affrescate anche con l’aiuto deisuoi allievi, prendono dunque il nome dalle medesime decorazioni: Sala della fama e delle arti, Sala del camino, Sala di Apollo e delle Muse. In quest’ultima si può ammirare un bell’affresco che ritrae la moglie, mentre nella Sala del camino  la più importante della casa, con un ricchissimo soffitto con ottagono centrale a olio e pitture parietali su doppio registro, – è curiosa l’immagine dello stesso Pittore di spalle, mentre legge un libro vicino ad una finestra. Sono inoltre qui conservate, ancora, alcune delle opere d’arte originali che lo stesso artista aveva collezionato e menzionato nelle biografie delle Vite del 1568 :la Venere in gesso dell’Ammannati o il Profilo dell’Imperatore Cesare Galba in terracotta del Sansovino. La Deposizione dalla Croce, grande tavola commissionatagli dalla Compagnia del Corpo di Cristo di Arezzo per il convento di San Domenico, si trova ora ad Arezzo nella Chiesa della Santissima Annunziata, mentre la cosiddetta Pala di San Rocco (chiesa distrutta nella seconda metà  dell’Ottocento), ultimata da Vasari nel 1537 insieme agli affreschi della facciata (alcune figure di questi ultimi furono staccate e si trovano ora a Monte San Savino), si custodita al Museo Statale d’Arte Medievale e Moderna di Arezzo, insieme al Convito di Ester e Assuero – enorme olio su tavola di cm. 280 x 712, destinato al refettorio del monastero benedettino della Badia di Santa Flora e Lucilla, e affascinante spaccato di storia del costume cinquecentesco. Sempre al Museo Statale si possono ammirare la Pala Camaiani, ricomposta solo nel 2010, e gli stendardi di San Rocco e della SS. Trinità. Al Museo Diocesano, oltre alle predelle della Pala di San Rocco, di grande interesse sono anche lo Stendardo della Compagnia di San Giovanni – con  la Predica del Battista e il Battesimo di Cristo – e soprattutto lo stendardo con la Madonna della Misericordia, dipinto per la Fraternita dei Laici. È tornata infine nel suo assoluto splendore grazie ad un complesso e articolato restauro, appena ultimato, l’Assunzione e Incoronazione della Vergine (la cosiddetta Pala Albergotti) realizzata inizialmente per il fiorentino Filippo Salviati intorno al 1567, ma poi acquistata da Nerozzo Albergotti per l’altare della Pieve di Santa Maria: un complesso e monumentale insieme decorativo, un altare visibile da tutti i lati  diversamente dall’idea originaria – arricchito da una grande cornice architettonica e con un numero di dipinti maggiore rispetto al progetto iniziale. Avvalendosi dell’aiuto del fiammingo Giovanni Stradano, furono aggiunte la tavole laterali, le storie della predella e ai lati la Resurrezione di Lazzaro e San Francesco che riceve le Stigmate. Al fiammingo si può attribuire anche il Cristo Risorto dello sportellino del tabernacolo, mentre grazie al restauro Daniela Galoppi ritiene autografi di Vasari i due tondi con La Carità e La Pazienza. Dopo Arezzo, il percorso prosegue nel territorio aretino. Impossibile non recarsi a Cortona, ove Giorgio Vasari per volere di Cosimo I fu impegnato nel cantiere di Santa Maria Nuova e nel progetto il rinnovamento di Santa Maria della Querce; a Castiglione Fiorentino ove l’oratorio della Madonna della Consolazione viene ricondotto a Vasari, progettista certo del Tempio di Santo Stefano a Foiano. Stupefacente è infine il Monastero di Camaldoli ove, a partire dal 1537, in un periodo cupo per l’artista, privato della protezione  Medicea e di nuove commesse, ebbe inizio per Vasari un sodalizio fortunato con i monaci camaldolesi. Qui, nella Chiesa dei Santi Donato e Ilariano, troviamo la tavola con la Madonna con il Bambino tra i santi Giovanni Battista e Gerolamo, la straordinaria Natività – che riscosse grande successo e per la quale molti eruditi composero lodi in versi latini – e la tavola dell’Altar  Maggiore, che segna un importante momento evolutivo dello stile vasariano, arricchita com’è di nuove connotazioni cromatiche, più luminose e brillanti.

 

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Arezzo: Itinerari vasarianiultima modifica: 2011-03-29T10:35:57+02:00da minobezzi1
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