Canaiore (LU): I vini di Bolgheri e della Val di Cornia

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In questa serie di articoli si descrivono i territori che saranno presenti alla terza edizione di Terre di Toscana, grande evento-degustazione che si terrà a Lido di Camaiore il 7 e 8 marzo prossimi. Tutte le informazioni sul nostro appuntamento le trovate qui.

Quello di Bolgheri è un territorio nato ieri, o forse l’altro ieri. È nato il qualche modo a tavolino, per una intuizione, o per caso. E, come tutti i giovani, devono fare gavetta, devono scontare gli scetticismi. Soprattutto se da giovani si ha avuto il merito o la fortuna di avere a che fare con un imprevisto e folgorante successo alla bambino prodigio, bambino che poi dovrà dimostrare nel tempo di sapersi ripetere a medesimi livelli. Spesso l’ex bambino (magari Bolgheri) viene dunque guardato con sospetto, in attesa di smascherare il bluff, anche perché quello di Bolgheri si è ritrovato territorio vocato per la viticoltura che conta “ex-post”, ossia grazie ad un risultato concreto sul quale si è poi “appoggiato” per svilupparsi su più larga scala, e non per lunga e sedimentata tradizione.

Ma rovesciando il discorso, non si potrebbe cogliere l’occasione di veder nascere e crescere una nuova frontiera con interesse e curiosità? La nascita di territori quali Langhe, Chianti, Montalcino la possiamo leggere sui libri di storia. La grande qualità anche in quei casi è arrivata, in modo sistematico, più tardi, ma la vite si può dire appartenesse da sempre a quei luoghi. Della recente crescita vitivinicola di Bolgheri invece è stato possibile esserne testimoni “in diretta”.

Bolgheri fa parte di quella fascia costiera che parte da Livorno e scende verso sud. Psicologicamente siamo già nell’entroterra, nei ristoranti si apprezzano già i ragu e i brasati, il cinghiale impera, ma i chilometri dal mare sono assai pochi. Il suo territorio era pisano fino al fascismo, poi è diventato livornese. Qui, poi giù fino ad arrivare alla maremma grossetana, era tutto un possedimento della famiglia Della Gherardesca, protagonista del tracollo pisano di fine duecento, ma che nel quattrocento aveva avuto in dote questa grandissima estensione di terre.

E la storia della viticoltura a Bolgheri, se si esclude il rinomato Rosato che si vendeva sul ciglio delle strade, inizia appunto quando un Incisa della Rocchetta, Nicolò, si unisce in matrimonio ad una discendente della dinastia Della Gherardesca, Clarice, beneficiando dei possedimenti della di lei famiglia, guardando ai luoghi in cui i suoi antenati avevano piantato vigne e creando lì il vigneto della Sassicaia. Sassicaia! Un nome evocativo, musicale per chi ama il vino… Cosa si può dire del Sassicaia vino? Nacque ufficialmente nel 1972 (vendemmia 1968) nella Tenuta San Guido di Bolgheri, “partorito” dall’amore di Nicolò per Bordeaux e da un certo “fastidio” che gli suscitava il sangiovese; nacque grazie ai marchesi pisani Salviati che fornirono le prime barbatelle, “crebbe” grazie all’aiuto di Giacomo Tachis, enologo degli enologi, e all’entusiasmo di Luigi Veronelli. Vinse leggendarie degustazioni alla cieca contro il gotha degli Chateaux bordolesi e questo lo proiettò verso la fama internazionale. Vino iniziatore, primo grande Supertuscan “alloctono” (cabernet sauvignon in prevalenza con saldo di cabernet franc) ma non modello, potremmo dire: sempre unico, non catalogabile, vino a sé stante, diverso dai suoi seguaci. E, caso piuttosto raro in Italia, vino dai numeri importanti, dal prezzo importante. Ma Tenuta San Guido oggi non è solo Sassicaia: è anche Guidalberto, cabernet sauvignon con saldo di merlot che si lascia apprezzare per le evidenti doti di finezza e godibilità fruttata.

Nella “nuova tradizione” della viticoltura bolgherese si iscrive di diritto Podere Grattamacco, creatura di Piermario Meletti Cavallari oggi nelle mani di Claudio Tipa, valente imprenditore con la passione del vino nel sangue, che ha operato nel segno della continuità confermando ad alti livelli quel miracolo di solare eleganza che è il Bolgheri Rosso Superiore Grattamacco, ed aggiungendo alla gamma un altro gioiello, L’Alberello, che fin dalle prime uscite è stato capace di conseguimenti importanti. Da non dimenticare che si produce qui uno dei vermentino più singolari e importanti di Toscana, Grattamacco Bianco.

Altra personalità di spicco del territorio è quella di Michele Satta, che appartiene di diritto alla categoria dei vignaioli “pensanti”, che sanno tracciare storie anche con qualche spunto polemico. Ed è l’unico che, testardamente, si ostina a produrre un ottimo sangiovese, forse “il” sangiovese di Bolgheri per eccellenza, il Cavaliere. Il suo Bolgheri Superiore, I Castagni, è sempre fra migliori della categoria. Ma sicuramente da menzionare sono il celebre Piastraia e il bianco Giovin Re, anagramma veronelliano del vitigno da cui deriva, il viognier.

Passeggiando fra le strade di Bolgheri, precisamente nella “strada Lauretta”, ecco ergersi la grande insegna del Castello di Bolgheri. Una dinamica gestione sia in vigna che in cantina hanno rapidamente portato questa tenuta a scalare posizioni importanti all’interno della denominazione, e oggi il Bolgheri Superiore e il saporito Bolgheri Rosso Varvara si piazzano regolarmente fra i migliori conseguimenti nell’ambito delle rispettive tipologie.

Un’altra realtà in chiara ascesa è Tenuta Argentiera; viticoltura razionale, curata, per vini in netta crescita di personalità e solidamente legati alla fisionomia tipica dei rossi della zona. Davvero da non perdere i tre Bolgheri: Argentiera, Villa Donoratico e Poggio ai Ginepri.

Ma Bolgheri rappresenta una dépendance significativa anche per la nobile famiglia “del vino” Guicciardini Strozzi, che qui vi produce vini ambiziosi come il Bolgheri Rosso Superiore Vignaré.

A nord di Bolgheri c’è un altro comprensorio vitivinicolo di chiara fama, anche se sicuramente meno glamour, quello di Montescudaio. Qui vi sono alcune aziende che si battono per dimostrare che la denominazione, di lunga tradizione, è capace di arrivare al top qualitativo. E il pensiero corre per primo a   dei fratelli Nuti, che ormai da molti anni si attesta su ottimi livelli grazie a rossi decisi, ben fatti, fra cui spiccano il Montescudaio omonimo (oggi cabernet franc in purezza) e il Montescudaio Vallino.

In prossimità di Montescudaio sorge un altro bel borgo, Riparbella, dove sta di casa Caiarossa. Proprietà olandese, approccio biodinamico nel vigneto, sensibilità tutta francese in cantina. Risultato, il Caiarossa (sangiovese, cabernet sauvignon cabernet franc, merlot ed altre uve) è ormai un vino di riferimento per le sue sfaccettature, il suo fascino, la sua originalità aromatica e gustativa. Da non mancare il Pergolaia e il Caiarossa Oro, delizioso vino da dessert a base di petit manseng.

Invece, a sud di Bolgheri, si arriva in Val di Cornia: clima caldo, panorama vitivinicolo in grande fermento. Qui per esempio Vittorio Moretti – impero edilizio e vitivinicolo in Franciacorta (Bellavista e Contadi Castaldi)-, ha deciso di aggiungere un tassello alle sue Terre Moretti, creando Petra e mettendovi a capo la dinamica figlia Francesca. E che tassello! L’architetto Mario Botta ha realizzato una cantina imponente e fascinosa, ma quel che conta è che pian piano i vini di questa tenuta vanno guadagnando in profondità, non disgiunta da doti di longevità nient’affatto trascurabili. In tal senso l’omonimo Petra, il merlot Quercegobbe e il Val di Cornia Rosso Ebo rappresentano una triade di vini ispirata e raccomandabile.

lacquabona

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Canaiore (LU): I vini di Bolgheri e della Val di Corniaultima modifica: 2010-02-11T12:30:37+01:00da minobezzi1
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